La storia dell’ulivo è una storia millenaria di resilienza e adattamento, intrecciata con le grandi civiltà del Mediterraneo. Le sue origini si collocano tra la Mezzaluna Fertile e la Mesopotamia. La domesticazione della pianta avvenne attorno al 5000 a.C. in Medio Oriente.
L’ulivo e l’olio d’oliva erano già conosciuti e utilizzati dagli antichi egizi, dai sumeri e dai fenici, ma coltivazione dell’ulivo ebbe un grande sviluppo nell’isola di Creta, con la civiltà minoica (circa 3000-1100 a.C.). Da qui la pianta si diffuse in tutto il Mediterraneo. I Greci, consideravano l’ulivo un dono divino, iniziarono a coltivarlo intorno al 2000 a.C.. In seguito divenne centrale anche nell’economia e nella cultura romana che perfezionò le tecniche di coltivazione, diffondendone la coltivazione in tutte le province dell’Impero, compresa la Spagna, il Nord Africa e la Gallia. Da qui inizio la sua espansione inarrestabile nel mondo.

Accenni di coltivazione
L’ulivo è una pianta molto resistente, in grado di sopravvivere in terreni poveri e aridi, e può vivere per centinaia o addirittura migliaia di anni. La sua coltivazione richiede un clima mediterraneo, con inverni miti e estati calde e secche. La scelta della cultivar è strettamente legata al clima e al terreno di coltivazione: ognuna ha esigenze specifiche e reagisce diversamente ai fattori ambientali.
Un aspetto cruciale nella scelta delle cultivar è anche la resistenza naturale alle malattie e ai parassiti, che può essere migliorata con tecniche di coltivazione sostenibili.
Inoltre, ogni specie ha tempi di maturazione e di raccolta diversi. L’insieme di tutti questi, e molti altri fattori, determina poi le caratteristiche organolettiche delle olive e il loro peculiare sapore.








